SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

... un altro lungo viaggio in Grecia...
prima le coste occidentali delle Isole Ioniche... quelle che più ci sono piaciute nei viaggi precedenti, e poi il periplo del Peloponneso.
Per noi è un viaggio aperto, sia per il tempo a disposizione che per altri kayaker che si vorranno unire a noi.
Partiremo ai primi di maggio e contiamo di finire entro settembre. Controllando la posizione che regolarmente pubblicheremo
sul blog e su Facebook, sarà possibile raggiungerci in ogni momento per far parte della squadra.
Tatiana e Mauro


Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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mercoledì 30 agosto 2017

Questo è il viaggio degli incontri in mare!

Domenica 27 agosto 2017 - 105° giorno di viaggio
Kamaria - Pylos (22 km)
Vento NW 10-12 nodi (F3-4) - mare da calmo a poco mosso - 29°C
Dormiamo sulla paglia appena tagliata, col profumo del fieno che riempie la tenda.
L'ombra delle canne sorte sul ciglio della strada sterrata ci proteggono dal sole fino a tarda mattina.
La notte è stata "animata" dall'eco lontana di una discoteca e dal vociare vicino dei pescatori usciti a notte fonda con un barchino a motore. Rientrano quando noi partiamo. La spiaggia si è riempita delle "solite" coppie di tedeschi che restano in ammollo per delle ore, silenziosi e guardinghi come solo loro sanno essere. Nella baia non tira una bava di vento ma vediamo le ochette che già imbiancano il mare al largo.
Il capo massiccio e roccioso che si protende verso la vicina isoletta di Sapienza è striato da righe rosse orizzontali create dalla stratificazione di arenaria rosso-dorata e grigia: è molto bello pagaiare sotto le sue scogliere alte e verticali, fissi col naso all'insù alla ricerca di qualche inserto particolare, o come capita appena oltre la punta, di qualche faglia indurita che il vento ed il mare hanno reso una sequenza di spigoli.
E' bella anche la grande baia successiva di Methoni, il paese che insieme a Koroni vanta la fortezza veneziana più grande delle penisola di Messinia. La rocca di Methoni è gigantesca, tutta merli e torrette difensive e mura a picco sul mare. Finisce in mare. Un ponticello in pietra la collega ad una torre spettacolare a base ottagonale e a tre piani con cupola finale, tutta in pietra di arenaria gialla e con i merli ancora quasi tutti intatti. E' molto suggestiva la posizione e le fotografie aeree che abbiamo visto nei giorni precedenti non rendono al meglio la bellezza di questa torre in mezzo al mare, abbarbicata ad un gruppo di scogli taglienti sui quali è impossibile sbarcare ma attorno ai quali si gode una panoramica unica. Pagaiamo per qualche lungo momento nella storia dell'occupazione veneziana della regione di Messinia, della successiva occupazione ottomana e della riconquista seppure breve della Serenissima, che vedeva nelle due fortezze di Koroni e Methoni le porte d'accesso al Mar Adriatico, grazie alle quali garantire la protezione delle rotte commerciali tra Venezia ed il Levante ma anche delle rotte dei pellegrini verso la Terrasanta (in una direzione contraria a quella attuale, a dimostrazione che le migrazioni umane ci sono sempre state, sempre ci saranno e mai si fermeranno!).
Ci lasciamo la torre di Methoni alle spalle e proseguiamo lungo le alte mura di fortificazione del resto del castello, in parte sbriciolatesi in mare per l'evidente attacco del tempo, delle intemperie e dell'incuria, ma in parte ancora ben conservate, con case matte e torrette e bastioni in ogni dove.
Se la baia di Methoni, affacciata su una piccola isoletta di arenaria stratificata, è fitta di barche in rada e di stabilimenti balneari sulla lunga spiaggia di sabbia ramata, oltre la torre e lungo la costa non incontriamo nessuno: sarà perchè non ci sono più punti di sbarco fino a Pylos, 15 chilometri più a nord, sarà perchè il mare crea sotto la scogliera rocciosa una lavatrice impostata sul programma "delicati" che però ci sbatacchia di qua e di là per tre ore piene, sarà perchè la domenica i "cafonauti" non si allontanano troppo dal porto principale, ma insomma noi ci ritroviamo da soli in mare: e non è affatto male!
La dorsale montuosa che corre tra Methoni e Pylos si allunga in una serie di ravvicinate colline di forma conica che prendono a salire man mano che procedono verso nord: la più alta e la più settentrionale è incoronata da otto pale eoliche che sembrano una coroncina bianca animata dal vento, visibili anche da notevole distanza. E' un punto cospicuo notevole, l'ultimo monte a ridosso di Pylos, ed il portolano segnala anche le diverse formazioni nuvolose che si addensano intorno al suo picco per riuscire a prevedere le condizioni meteorologiche dei giorni successivi.
Quando noi entriamo in paese, il monte è privo di nuvole, coperto di una fitta macchia mediterranea ed avvolto solo dai fischi di tre ragazzi che si dilettano a testare la cassa di risonanza naturale formata dal versante concavo ed aperto ad anfiteatro sul mare. Poco oltre si innalza un altro castello, questo a base esagonale con quattro torrette difensive, sempre di origine veneziana anche se costruito su precedenti fortezze bizantine, come è accaduto anche per molte chiese del luogo.
Pylos è un paesino di villeggiatura che si affaccia sull'ampia baia di Navarino, famosa per essere stata teatro sul finire dell'Ottocento dell'ultima grande battaglia navale combattuta esclusivamente con barche a vela, quella tra l'impero ottomano capitanato da Ibrahim Pascià e l'alleanza franco-russo-britannica accorsa in aiuto dei partigiani greci che da tempo cercavano di riconquistare l'indipendenza del loro piccolo paese: la battaglia navale deve essere stata davvero importante perchè qui ne parlano tutti, pure i monumenti della piazzetta centrale adornata da platani secolari piantati da alcuni capitani greci in qualche modo coinvolti proprio in quella battaglia cruciale della guerra di indipendenza greca (e che sortì esiti così diversi per i paesi alleati, come abbiamo scoperto su Wikipedia: i russi cercavano un possibile sbocco al Mar Mediterraneo ma dovettero presto rinunciare all'idea, i francesi premiarono il capitano della flotta col titolo di Ministro della Marina, mentre gli inglesi non furono affatto contenti della condotta pur vittoriosa del loro capitano ed arrivarono a sfiduciarlo - pare perchè interessati più a tenersi l'impero ottomano alle porte di casa piuttosto che a sconfiggerlo - al punto che la famosa battaglia di Navarino pare sia l'unica vittoria navale che la Royal Navy non ha mai festeggiato!).
La baia di Navarino è un'ansa naturale quasi perfettamente circolare protetta dal mare aperto da un'isoletta lunga-lunga e stretta-stretta, Sfaktiria, che chiude quasi interamente la baia da nord a sud, lasciando giusto un passaggio tra la costa e l'ultima sua propaggine rocciosa, una piccola isoletta staccata e caratterizzata da un altissimo arco naturale e qualche faraglione all'intorno.
L'ingresso dal mare a Pylos è molto suggestivo ma una volta in porto svanisce tutta la magia: l'odore è nauseabondo e non c'è neanche l'ombra di uno scivolo sul quale adagiare i nostri due piccoli panfili. Stiamo quasi per rinunciare quando scorgiamo l'ingresso di un secondo porticciolo turistico, segnalato da una luce verde e rossa (questa non funzionante!) e dotato, questo si, di uno scivolo di cemento, scivolosissimo ma utilissimo.
Sbarchiamo sotto lo sguardo incuriosito del proprietario di Baronessa Volante, un bella barca a vela tirata in secca sugli invasi proprio accanto al "nostro" scivolo: Giovanni è un simpatico velista settantenne padovano che ci accoglie con tutti gli onori e ci offre tutto quel che ha, corrente elettrica per ricaricare il laptop, acqua fresca per dissetare gli assetati e persino un sigaro toscano "Garibaldi" che Mauro già pregustava alla sola vista delle belle scatole verdi perfettamente impilate sul tavolino all'ombra.
Ce la raccontiamo fino a notte fonda!

Il campo all'ombra sulla spiaggia di Kamaria...
Lungo la penisola di Messinia...
Il capo striato di rosso che si protende verso l'isola di Sapienza... 
La splendida torre di Methoni
Le mura dell'antica fortezza veneziana...

Lunedì 28 agosto 2017 - 106° giorno di viaggio
Pylos - Paralia Voidhokilia (9 km)
Vento NW 12-15 nodi (F4) - mare mosso - 28°C
Il sole arriva tardi nel porticciolo turistico di Pylos.
Arriva prima il proprietario della barca a vela rossa accanto alla quale abbiamo montato la tenda.
E' un tedesco sposato con un'italiana di Udine, amico di Giovanni: prima di accendere il compressore per gonfiare le ruote del carrello su cui è adagiata la sua barca ci chiede scusa del disturbo e quasi tentenna ad iniziare i lavori di ripristino del suo piccolo veliero.
Noi impieghiamo qualche lungo minuto per riuscire ad aprire gli occhi. Abbiamo tirato l'una e mezza di notte a forza di chiacchierare con Giovanni e non abbiamo poi dormito tanto, almeno non così tanto come sembrano richiedere i ritmi di campeggio nautico qua attorno al Peloponneso.
Giovanni è già al lavoro: oggi è la giornata dedicata alla verniciatura dell'anti-vegetativa.
Baronessa Volante è qui a Pylos da tre anni. Giovanni l'ha costruita da solo in due anni, lavorandoci il sabato e la domenica e forse dopo il lavoro. Era già arrivato da Padova a Pylos scendendo l'Adriatico ed attraversando più volte lo Ionio con una piccola barca di sei metri con un'unica vela al terzo (spero di ricordare bene il nome: insomma una specie di vela latina trapezoidale in cui ogni lato è un terzo dell'altro, come ci ha prontamente spiegato Giovanni!). Poi però a casa senza barca non ci sapeva stare, lui che è un velista da oltre quarant'anni, e allora ne ha costruita un'altra, Baronessa Volante per l'appunto, un due alberi di dieci metri in compensato marino con un pozzetto particolare che permette a Giovanni di veleggiare in solitaria. Così è tornato a Pylos, ha lasciato qui Baronessa Volante, se n'è ritornato a casa con la sua prima barchetta a vela (cioè, tipo robe da Guinness dei Primati, mica poco!), e pensando di dover un giorno o l'altro affrontare il Mar Egeo ha deciso di apportare delle modifiche allo scafo di Baronessa Volante: un lavoro che a casa gli avrebbe richiesto un paio di settimane e che qui s'è trasformato in una sosta forzata di tre anni. In porto. Sugli invasi. Che forse tra due giorni non ci saranno più: dopo la mano di anti-vegetativa, la barca è finalmente pronta per riprendere il mare e Giovanni non sta quasi più nella pelle. E' tale e tanta la sua passione che ci attacca un po' della sua agitazione e non vediamo l'ora di sapere come è andato a finire il secondo varo di Baronessa Volante.
Il porticciolo turistico di Pylos è in realtà un porto fantasma: la ditta che l'ha costruito è fallita, non c'è nessuno che l'ha rilevato e che se ne occupa, le banchine sono usate liberamente dalle imbarcazioni di passaggio ma anche da alcuni piccoli pescherecci locali, ovunque crescono erbacce alte anche un paio di metri e in tutta questa autogestione disorganizzata stona il locale circolo velico che in tre container ospita decina di derive e laser su cui si allenano quotidianamente i ragazzini pestiferi di Pylos. In porto però c'è l'acqua dolce potabile, la luce elettrica e persino il servizio di rimessaggio e gru, per cui dopodomani dovrebbe essere il gran giorno: Baronessa Volante prenderà prima il volo sulle fasce issate dalla gru e poi il mare aperto sotto la guida attenta ed esperta di Giovanni. Che ha già grandi programmi: andarsi ad ormeggiare per il resto delle sue vacanze greche dall'altra parte della baia di Pylos, a tra miglia di distanza dal porto, e restare lì a non fare più niente!
Mentre ci racconta questi ed altri aneddoti della sua barca e della sua città d'adozione, vediamo sbarcare sul "nostro" stesso scivolo di alaggio un piccolo gruppo di quattro kayak colorati, due singoli rossi e due doppi gialli. Tornano dall'escursione guidata in kayak a Sfaktiria, l'isola che chiude la baia di Navarino, ed il ragazzo sorridente che scende per primo si presenta come uno dei due titolari di ExploreMessinia, un centro di attività all'aria aperta con base nella cittadina di Kalamata (che offre non solo attività di pagaiate in mare ed in fiume ma anche escursioni a piedi nella regione). Trifonas, questo il nome tipicamente greco del nostro nuovo amico, ci dice subito di aver notato i nostri kayak sin dal primo mattino e di aver pensato per tutto il tempo al modo per incontrarci e per conoscerci: niente di più facile, siamo rimasti tutto il tempo sul molo a parlare fitto fitto con Giovanni di viaggi in kayak e a vela. Quando Trifonas attacca a parlare in inglese di tutto quello che organizzano con la loro giovane società, l'interesse si sposta di nuovo sul kayak e su Messinia!
Insomma, la nostra giornata di navigazione si riduce ad una giornata di riposo, di chiacchiere e di incontri di mare!
Un paio d'ore appena ed arriviamo a Voidhokilia: era dall'inizio del viaggio che speravo di sbarcare qui, da quando ho visto su un libro dedicato alla Grecia vista dal cielo la foto aerea di questa bella baia circolare... E Mauro mi ci ha portato. Abbiamo impiegato quasi quattro mesi, ma alla fine ci siamo arrivati!

Verso Pylos...
L'isolotto a sud dell'isola di Sfaktiria che chiude la baia di Navarino...
Il castello di Pylos...
Cena a base di ghyros nella pizzetta centrale di Pylos...
Con Giovanni Corona all'ombra di Baronessa Volante!
Insieme a Trifonas di ExploreMessinia!

Martedì 29 agosto 2017 - 107° giorno di viaggio
Paralia Voidhokilia - Lagouvardos (20 km)
Vento W-NW 10 nodi (F3) - mare poco mosso - 27°C
Questa grande baia è un vero spettacolo della natura!
Specialmente quando se ne vanno tutti e noi restiamo soli.
Le stelle brillano insieme alla mezza luna, i grilli cantano tra le dune, la risacca del mare risuona regolare nella notte.
Siamo già lontanissimi dalla vita di città, anche se siamo ancora molto vicini in linea d'aria a Pylos, che ci ha dato l'impressione di essere una delle città più caotiche e frenetiche dell'intera Grecia, col traffico congestionato intorno alla piazzetta centrale e con gli automobilisti stressati già a fine agosto (alcuni han preso addirittura a suonare il clacson, attività sconveniente e quasi dimenticata, se non proprio vietata a queste latitudini!).
Insomma ci godiamo il ritorno alla natura.
La laguna retrostante è la zona umida più grande della Grecia e la più meridionale di tutta l'Europa: stamattina stazionano in mezzo allo stagno un paio di grandi comunità di fenicotteri rosa ed ovunque volano aironi e cormorani e cornacchie e aquile reali, che già ieri avevamo avvistato dal mare. La duna che divide la laguna dalla baia è alta abbastanza da offrire una visuale sull'intera regione, sia verso l'interno che verso il mare aperto. La baia è poi la vera attrazione della zona: le foto panoramiche non sono sufficienti a far comprendere la straordinaria atmosfera che si respira sulla spiaggia, una grande cala circolare racchiusa tra due alte scogliere rocciose, quella a sud sormontata da un altro castello veneziano tutto merlato. La sabbia è fine e dorata, con i sedimenti rosa che la rendono in tutto simile a quella super-protetta di Budelli nell'arcipelago sardo della Maddalena, ma qui tutti ci camminano sopra avanti e indietro in lunghe e lente transumanze umane che iniziano al mattino presto e terminano alla sera tardi, anche oltre l'ora del tramonto, quando tutta la baia è ormai in ombra o addirittura avvolta dall'oscurità.
Stanotte siamo rimasti da soli: gli unici a dormire in tenda sotto il ginepro coccolone più alto ed ombroso della duna.
Stamattina non siamo più soli: ad ondate successive arrivano bagnanti e turisti su ogni mezzo, una famigliola persino in bicicletta, anche se poi c'è quello col fuoristrada che si avventura tra le dune per parcheggiare a due passi dal mare (!)
Il sole è arrivato tardi a svegliare Mauro, verso le nove, ma io ero già in giro sin dalle sette del mattino: elettrizzata all'idea di essere qui!
Ho scattato millemila fotografie da tutte le possibili angolazioni, incurante del controluce o della scarsa visibilità... Ne fosse uscita una decente!
Devo comprarmi un nuovo obiettivo, di quelli che ti ci fanno entrare tutto il mondo, nelle foto!
Partire non è facile ma gli schiamazzi crescono a ritmi vertiginosi.
Prendiamo il mare all'ora di pranzo, lasciando alle nostre spalle due strisciate profonde sulla sabbia di Voidhokilia.
La costa a nord è bassa e rocciosa, anonima e punteggiata di casette di villeggiatura.
Non ci sarebbe molto altro da dire sul resto della giornata, se non che sia alla pausa pranzo (con insalata greca e patate al forno servite direttamente sulla spiaggia!) e sia allo sbarco serale capitiamo in due calette che sembrano la copia in miniatura della grande ed originale Voidhokilia. Che però rimane ineguagliabile: la prima, chiamata Vromoneri, è più piccola ed incassata tra scogliere più basse, senza il castello storico ma con delle ville moderne, la seconda è più aperta e bassa, senza rocce a proteggerla ai lati e con due stabilimenti balneari. Ma la musica è portata via dal vento (sempre contrario per l'intera giornata!) e noi ci sistemiamo sotto un terzetto di ginepri per ripararci dall'umidità incipiente.
Appena cala il sole, con un'ora di anticipo perchè scompare dietro nuvole spesse, noi montiamo la nostra casetta e anche per questa notte ci godiamo la vita all'aria aperta...

Pagaiando verso l'uscita nord della Baia di Navarino...
La fortezza veneziana della Baia di Voidhokilia!
La Baia di Voidhokilia: la spiaggia dei miei sogni...
In navigazione verso nord, sempre controvento...
I ginepri protettori del campo a Lagouvardos...
Temporale estivo e trombe d'aria all'orizzonte...

Mercoledì 30 agosto 2017 - 108° giorno di viaggio
Lagouvardos - Lagouvardos (0 km)
Vento S variabile - mare calmo - 22°C
Non pensavamo proprio che la penisola di Messinia fosse tanto bella, forse perchè dopo aver esplorato quelle più famose e turistiche di Monemvassia e del Mani credevamo che il Peloponneso non avesse più molto altro da offrirci.
Invece ci riserva spiagge idilliache, panorami mozzafiato e temporali indimenticabili!
La notte è stata umida ma senza altre particolari note di colore. La mattina, invece, inizia sotto un temporale estivo in piena regola.
Faccio giusto in tempo a svegliarmi, uscire dalla tenda, recuperare dal gavone di Mauro il telo esterno, montarlo e rientrare: alle nove è il finimondo.
Il cielo nel frattempo s'è completamente oscurato: l'isola di fronte, Proti, che fino a pochi minuti prima interrompeva la linea di separazione tra mare e cielo col suo profilo irregolare e verdognolo, scompare dietro un fronte nuvoloso che prima procede da sud, spinto da venti forti e costanti, e poi muove invece in direzione opposta, da nord, respinto da altri venti contrari ma altrettanto violenti. Dalle montagne crescono nuvoloni paffuti, sempre più alti e corposi, ed il rombo lontano dei tuoni si avvicina ogni minuto di più, tanto che i lampi più forti si scatenano proprio sulla nostra tenda.
Non è tanto la pioggia a preoccuparmi, che pure ha bagnato tutta la spiaggia lasciando piccole fossette sulla sabbia prima dorata e soffice ed ora scura e compatta. Non sarebbe neanche la grandine a inquietarmi, che arriva all'improvviso e cade in mare come fosse fatta non già di acqua ma di pietre, tanti piccoli macigni che precipitano in mare e che sollevano corone d'acqua sempre più grosse e sempre più frequenti, come se ci fosse qualcuno che ha preso a lanciare dardi che perforano l'acqua con estrema violenza. I temporali estivi sono sempre stati la mia passione e mi ricordo come fosse ieri quando correvo fuori casa per bagnarmi dell'acqua calda che cadeva giù dal cielo (e che in altri periodi dell'anno restavo a guardare da dietro i vetri delle finestre ben chiuse!): in estate è tutto caldo, l'aria, l'acqua, la terra. Non mi impensierisce il temporale, non mi spaventano i tuoni, non mi fanno saltare di paura i lampi che pure esplodono sulle nostre teste. Quello che però non avevo previsto e non mi piace affatto ritrovarmi nel campo visivo, quando mi affaccio per l'ennesima volta dall'abside della tenda, è la doppia tromba d'aria che si forma in mezzo al mare, proprio davanti ai nostri due piccoli panfili. Un perfetto cono rovesciato che solleva alti spruzzi alla base e che si ingrandisce sempre più alla sommità, tanto che quando si forma la seconda tromba d'aria verso nord, la prima sembra già un tornado di proporzioni gigantesche. Un incontro ravvicinato con una doppia tromba d'aria a pochi giorni dalla fine del viaggio me lo risparmierei proprio volentieri. E le due trombe si muovono di pari passo, in parallelo, facendo il vuoto all'intorno.
E dentro il mio pancino. Vuoto pure quello. Siamo rimasti digiuni.
Mauro si sveglia quando è ormai suonato da un pezzo mezzogiorno, del tutto incurante del temporale che ha schiacciato la tenda e del timore con cui io ho seguito l'evoluzione meteorologica. Non s'è svegliato neanche alle mie urla di giubilo prima e di inquietudine poi...
Dopo più di tre ore di pioggia, grandine e vento, in cielo si apre un timido spiraglio di sole e noi ci avventuriamo fuori dalla tenda.
Proviamo ad andare a fare colazione in uno dei bar sulla spiaggia ma tutti e due gli stabilimenti balneari hanno subìto danni dal maltempo appena trascorso: ombrelloni divelti, materassi inzuppati d'acqua, cabine rovesciate e soprattutto mancanza di corrente. Sfuma la possibilità di avere un caffè frappè e anche la speranza di poter tornare per un pranzo/cena a metà/fine pomeriggio. Dobbiamo arrangiarci con le scorte di kayak: rientriamo nella nostra casetta verde, al riparo dei tre ginepri coccoloni, e svuotiamo l'intera cambusa, mangiando fino a sera.
Approfittiamo della sosta forzata per aggiornare il blog, dando fondo alle ultime scorte di batterie e ricariche solari.
Riprende a piovere e benediciamo la scelta di restare: se avessimo ripreso a pagaiare, ci sarebbe toccato uno sbarco sotto un secondo temporale estivo!

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