SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

... un altro lungo viaggio in Grecia...
prima le coste occidentali delle Isole Ioniche... quelle che più ci sono piaciute nei viaggi precedenti, e poi il periplo del Peloponneso.
Per noi è un viaggio aperto, sia per il tempo a disposizione che per altri kayaker che si vorranno unire a noi.
Partiremo ai primi di maggio e contiamo di finire entro settembre. Controllando la posizione che regolarmente pubblicheremo
sul blog e su Facebook, sarà possibile raggiungerci in ogni momento per far parte della squadra.
Tatiana e Mauro


Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
_____________________________________________________________________________________________________

lunedì 19 giugno 2017

Lumakakis quad tour in Cefalonia

Venerdì 16 giugno < > Lunedì 19 giugno 2017 - 41° < > 44° giorno di viaggio
Trapezaki - Trapezaki, Cefalonia (0 km in kayak = 353 km in quad!)
Vento variabile, sempre molto forte - mare mosso sul versante occidentale - 26°C
"Sorry for the noise, abbiamo quasi finito".
Veniamo svegliati dal frastuono assordante di due ruspe.
Il signore gentile che si presenta come il "presidente del villaggio" ci stringe la mano mentre siamo ancora in tenda. Ci dà il benvenuto alla spiaggia di Trapezaki e dopo altre due parole miste di inglese ed italiano torna a dare direttive in greco agli altri due. Le ruspe riprendono il lavoro.
In poco tempo raggiungono la nostra tenda, così vicino da far tremare tutto.
Stanno "pulendo" la spiaggia dalla posidonia: appena lo scopre mio fratello, che è uno degli ideatori del progetto Medonia, siamo certi che gli verrà un malore, come era già successo anni addietro a Maiorca, alle Isole Baleari. Purtroppo, la cattiva abitudine di togliere le alghe dalle spiagge sembra dura a morire anche sulle Isole Ioniche, benchè buona parte della costa di Cefalonia rientri nel piano di tutela comunitario Natura 2000.
"State pure, non c'è problema". Il ragazzo che muove il braccio meccanico ci lancia grandi sorrisi ogni volta che passa sopra ai nostri kayak con la benna carica di sabbia, sassi e posidonia. L'altro ragazzo si occupa di ammonticchiare tutto sotto il ciglio della strada, in collinette più alte e grosse di quelle che avevamo trovato qualche giorno fa al nostro sbarco sulla spiaggia. Sono tornati dopo una settimana per completare l'opera.
Al di là del dispiacere per la ferita inferta alla spiaggia e per la miopia nella gestione degli spazi pubblici, dobbiamo riconoscere che i tre personaggi sono stati estremamente gentili e cortesi nei nostri confronti: non si sono lamentati della nostra presenza, non ci hanno fatto spostare i kayak e non si sono neanche sognati di farci notare che non potevamo campeggiare in spiaggia. Si sono anzi scusati per il disturbo più e più volte, ci hanno rassicurato in mille modi che non avrebbero toccato i kayak e ci hanno pure chiesto come va in Italia con la crisi economica e politica, di cui qui sanno molto più di quanto noi non sappiamo della situazione greca.
Fortuna che noi avevamo sistemato i kayak nell'unico tratto di spiaggia in cui non c'erano monticelli di posidonia, nè impronte di pneumatici sulla sabbia. Le due ruspe lavorano per ore sotto la pioggerella fitta e leggera che cade per buona parte della mattinata. E' domenica, chissà perchè vengono a fare questa assurda pulizia proprio di domenica. Meno male che piove, altrimenti la polvere sollevata dalle ruspe ci avrebbe soffocato in pochi minuti e la sabbia mista ai fili di posidonia si sarebbe infilata dappertutto, in tenda ed in kayak. E siamo anche sopra vento, che in questa lenta mattina grigia e piovosa spira stranamente da terra, spingendo verso il mare aperto i gas di scarico neri e densi delle due ruspe. In fondo, siamo i soliti tipi fortunati!
Quando finalmente incontriamo Ivonne e Pavlos, i titolari di "Sea kayaking Kefalonia", raccontiamo loro della imprevista avventura in cui ci siamo trovati nostro malgrado coinvolti ed avviamo una lunga conversazione sul tema insieme agli altri ragazzi del gruppo. In una serata molto rilassata e ridanciana ritroviamo anche George Gazetas e la sua compagna, nonchè le due ragazze che lavorano come assistenti guide nelle escursioni giornaliere in kayak organizzate tutto intorno all'isola, una inglese e l'altra finlandese, ognuna con una storia personale e professionale talmente interessante ed articolata da lasciarmi letteralmente a bocca aperta. La compagnia è delle migliori e, come spesso succede in questi casi, finiamo a parlare di kayak per il resto del tempo...

Risveglio traumatico!
Ferro su ferro!
Il pacco!
Il faro di Argostoli
Selfie con il giardino della api sullo sfondo (il miele di timo è buonissimo!)
Riflessioni!
Pausa pranzo
Strani incontri...
La costa nord-occidentale e il promontorio di Asos
Le strade tortuose dell'isola
La nostra casa per sei notti!

L'isola di Cefalonia è molto bella (ci sembra di averlo già scritto, vero?!?)
Erano anni che speravamo di visitarla non solo lungo la costa ma anche nell'entroterra.
Finalmente coroniamo il nostro piccolo sogno noleggiando un quad, uno di quegli strani accrocchi meccanici su quattro ruote che a guidarli per pochi minuti fanno subito rimpiangere il kayak. La sella è tra le più scomode mai provate, il calore che sprigiona dal motore è uno dei più roventi di sempre ed il servo-sterzo inesistente rende ogni manovra tra le più difficili della nostra passata storia di motociclisti. In più, chissà come e perchè, hanno pensato di azionare l'acceleratore non con la manopola destra, come su ogni moto che si rispetti, ma con una levetta azionata con il pollice: inutile dire che dopo pochi chilometri le nostre povere dita eran già anchilosate!
Mauro l'ha subito definito un "tronchetto a quattro ruote", che va lentissimo e beve come una Ferrari.
Ma nonostante i suoi innegabili difetti, il tronchetto ci fa girare tutta l'isola o quasi.
Percorriamo in tre giorni distanze che in kayak sarebbero state impensabili.
E visitiamo luoghi che dal mare avevamo solo immaginato.
Cefalonia ha strade asfaltate alquanto dissestate su cui si incontrano quasi solo topi, serpenti, ricci, furetti e ramarri di un verde brillante. Ha anche una rete fittissima di strade sterrate che serpeggiano tra la macchia, che scendono verso il mare o si inoltrano su per le montagne. Ha dei punti panoramici tra i più spettacolari delle Isole Ioniche, disseminati un po' ovunque sia lungo la costa che nell'interno. Ci sono vallate ampie e verdi, gole strette e profonde, vette spoglie e battute dal vento. Ci sono campi coltivati, uliveti ovunque ci si volti, ovili dispersi nella macchia mediterranea. Ci sono moltissime arnie colorate disposte tra i muretti a secco, tantissime opuntie in fiore sui versanti soleggiati, innumerevoli chiesette bianche in ogni angolo. Non ci sono però i parapetti e guardare giù fa venire subito le vertigini.
Siamo tra i pochi visitatori dell'entroterra, ci sono ancora pochi turisti ed il traffico è inesistente.
Il primo giorno carichiamo il bauletto dei "preziosi ritrovamenti" da spedire a casa ed arriviamo alla posta centrale del capoluogo Argostoli giusto cinque minuti prima dell'orario di chiusura: la signora dietro lo sportello parla solo greco ma è di una gentilezza così spontanea che, benchè sia un caldissimo venerdì pomeriggio, ci tratta come dovessimo inviare una lettera di vitale importanza, e non un pacco di dimensioni spropositate pieno di cianfrusaglie. Il secondo giorno riempiamo il bauletto dei sacchi a pelo e dei vestiti da lavare: speriamo di trovare una lavanderia automatica ma sembra che sull'isola non ce ne sia nemmeno una, neanche nei due porti principali, e alla fine ci ritroviamo a fare il bucato in spiaggia e a stenderlo tra la parete calcarea e le montagnole di posidonia. Il terzo giorno usiamo il capiente bauletto per fare spesa e per riportare in kayak tutto l'occorrente per sopravvivere in mare per i prossime giorni: pane secco, frutta secca, sughi pronti per il riso ed il cous-cous, barrette energetiche di sesamo e miele, olive e grissini al sesamo per gli aperitivi che tanto ci piace fare appena sbarcati. Il quarto giorno, invece, lo passiamo al bar sulla spiaggia, quello che ci era sembrato pretenzioso il primo giorno ma che da allora ci ha visto spesso sederci tra i suoi tavoli bianchi: abbiamo riconsegnato il quad e riposiamo le stanche membra all'ombra e al fresco, aspettando di ritrovare i nostri amici di kayak.
Durante una di queste nostre scorribande, ci è pure capitata la cosa più strana di tutte: per attraversare il golfo interno di Argostoli, e soprattutto per sottrarci alla tortura di altri 40 chilometri sul tronchetto a quattro ruote, prendiamo la via del porto e a Lixouri ci imbarchiamo sul traghetto che ci riporta al capoluogo, noi ed il tronchetto. Su quella trasandata "ciabatta del mare" ci viene spontaneo fare questa riflessione: noi di solito traversiamo in kayak tra due isole diverse, anche lontane tra loro, mentre qui a Cefalonia ci ritroviamo a prendere il traghetto per tagliare il golfo!
E comunque restiamo della nostra solita idea: la terra vista dal mare è molto più bella!!!

Nessun commento :

Posta un commento