SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

... un altro lungo viaggio in Grecia...
prima le coste occidentali delle Isole Ioniche... quelle che più ci sono piaciute nei viaggi precedenti, e poi il periplo del Peloponneso.
Per noi è un viaggio aperto, sia per il tempo a disposizione che per altri kayaker che si vorranno unire a noi.
Partiremo ai primi di maggio e contiamo di finire entro settembre. Controllando la posizione che regolarmente pubblicheremo
sul blog e su Facebook, sarà possibile raggiungerci in ogni momento per far parte della squadra.
Tatiana e Mauro


Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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lunedì 12 giugno 2017

Incontri di terra e di mare

Sabato 10 giugno 2017 - 35° giorno di viaggio
Asos - Paralia Fteri, Cefalonia (21 km)
Vento NW 10 nodi (F3) - mare poco mosso - 26°C
Lasciamo il paesino di Asos quando è ormai scoccato mezzogiorno.
Tutto sembra ancora immerso nel sonnecchioso mattino greco, quando la vita comincia in modo ancora più lento del nostro.
Salvo qualche coppia che si arrampica su per il sentiero lastricato che in due chilometri conduce ai resti della fortezza veneziana, e le solite tortore che a decine scandiscono il tempo col loro monotono verso ripetuto, non c'è nessun altro in giro. Nè a terra nè in mare.
Giriamo intorno al promontorio roccioso di Asos in meno di mezz'ora, assistiti dalla leggera brezza fresca che si è già alzata di primo mattino.
Proseguiamo indisturbati e soli verso la famosa spiaggia di Mirtos, una lunga lingua di sabbia chiara diventata una delle più frequentate dell'isola per via delle sue acque turchesi. In realtà, si tratta di una tonalità del tutto particolare, un po' lattiginosa e un po' cristallina, che si dovrebbe forse definire Blu Cefalonia: sono le rocce bianche sbriciolatesi in mare che rendono l'acqua di questo colore tanto particolare. Le frane provocate dai frequenti terremoti rinnovano di continuo queste sfumature così corpose. L'ultima volta, nel gennaio 2014, un masso è precipitato giù dal monte all'altezza della strada costiera, si è portato appresso mezzo versante e ha sommerso uno dei parcheggi della spiaggia. Meno male che non c'era nessuno seduto in macchina a guardare il mare. La frana ha aperto una spaccatura bianca nella montagna, visibile anche da grande distanza, e soprattutto ha ostruito una buona parte della zona settentrionale della spiaggia, che si è quasi ridotta della metà. E per l'altra metà rimane piena di auto e bagnanti.
Non sbarchiamo a Mirtos neanche questa volta, come già ci era capitato negli altri viaggi del 2007 e del 2009.
Proseguiamo verso sud lungo la costa rocciosa e martoriata di Cefalonia.
Le frane si susseguono senza soluzione di continuità e molte delle spiagge che Mauro aveva individuato durante la programmazione del viaggio grazie alle mappe satellitari sono ormai definitivamente sepolte sotto giganteschi ammassi triangolari di rocce sgretolate. Trovare un punto di sbarco sicuro sembra impresa vana e così proseguiamo per 14 chilometri filati fino alla lunga e bella spiaggia di Agia Kiriakis. E' talmente bella che potrebbe tranquillamente competere con la più nota e vicina Mirtos, ma per fortuna ancora nessuno la conosce: c'è solo una taverna ben mimetizzata tra le canne e gli oleandri, con cinque file di ombrelloni tondi col cappello di paglia che arrivano fin sulla battigia. L'acqua è di un Blu Cefalonia ancora più invitante di quella di Mirtos. E la sabbia è perfetta, di una granulometria invidiabile: sono tanti sassolini bianchi e piccoli come il riso, che non si attaccano ai piedi e non volano negli occhi, e camminarci sopra è un piacere unico perchè ad ogni passo regalano un massaggio plantare completo e rigenerante. E non c'è (quasi) nessuno.
L'aria è talmente immota e la temperatura talmente giusta che ci decidiamo a fare un bagno con shampoo. E a metterci a nuovo per il pranzo.
Una ragazza bionda dagli occhi azzurri come il mare ci serve insalata greca, tzatziki e tzipouro, il nostro pasto odierno.
Risaliamo in kayak un po' brilli, dopo oltre due ore e duecento foto dallo sbarco.
Dobbiamo pagaiare per poco: sappiamo già dove andare, appena oltre il porticciolo all'altra estremità della spiaggia del mare più bello.
E' proprio qui che incrociamo la rotta con un kayak doppio rosso con a bordo due simpatici francesi che pagaiano in sincronia perfetta. Sono ammirevoli: l'unica volta che Mauro ed io abbiamo provato ad usare un doppio, per un'escursione giornaliera nel porto di La Valletta a Malta, mancava poco che ci prendessimo a pagaiate sui denti, per quanto diverso è il nostro modo di pagaiare e di navigare, uno che vuole virare a destra e l'altro a manca e uno che inclina di qua e l'altro di là. Da quella volta abbiamo capito che non siamo fatti per il doppio, che ognuno deve avere la propria barca e soprattutto che abbiamo due frequenze nella pagaiata completamente differenti. Guardiamo i francesi con un misto di rispetto e di invidia e loro devono percepire qualcosa perchè ci salutano con due mani al cielo, una per uno, e due grandi sorrisi complici, uno per uno.
Belli questi incontri imprevisti in mare, che sempre ti ricordano e ti insegnano qualcosa.
Doppiamo il capo e con la stessa meraviglia degli altri viaggi restiamo a bocca aperta davanti al panorama della "nostra" cala per una notte.
Sono triangoli bianchi di scogliere strapiombanti, come fossero state tagliate col coltello. Hanno la cresta ricoperta di vegetazione lussureggiante e di tanto in tanto si intravedono alla base delle frane che hanno ostruito parte delle spiagge. Con un po' di tempo e di mareggiate le spiagge torneranno più lunghe e più ampie di prima, grazie proprio a quelle frane. Non c'è una costruzione nel raggio di chilometri e tutto questo tratto di costa è rimasto selvaggio e disabitato. Uno splendore di costa, non c'è che dire.
Le nostra spiaggia, invece, non è ricoperta dalle frane perchè si apre alla foce di un torrente stagionale: è incoronata dalla macchia mediterranea e ricoperta da un quantità imbarazzante di plastica colorata. Non ci penso due volte e, appena sbarcata, mi metto a raccogliere ogni cosa come una indemoniata: accatasto tutto al centro della spiaggia, abbastanza lontano dal greto del torrente ma abbastanza in vista per essere visibile dal mare, nella speranza che qualche abitante della zona arrivi con una barca a motore per portarsi via ogni cosa. Stavolta non cerco di fare il pieno di preziosi ritrovamenti, anche se tra l'immondizia spunta qualche conchiglia viola con delle striature incredibili, a riprova del fatto che c'è sempre del bello in ogni cosa, anche nella spazzatura che sporca le spiagge. Trovo anche una decina di galleggianti di diverse dimensioni (chissà perchè ne fanno di così tante misure differenti... e chi è che li produce, tutti questi galleggianti diversi?): ci costruisco un mini-inukshuk-greco, un omino di galleggianti che ricorda quello di pietre usato dagli Inuit per segnare il cammino oppure per cacciare le renne che, miopi come pochi altri animali, confondono queste strutture artificiali per uomini in carne ed ossa e scappano verso burroni o altre zone prescelte dai cacciatori.
Mauro mi chiama per montare la tenda ma lo faccio aspettare fino al tramonto. La "nostra" spiaggia per una notte ritorna pulita in meno di due ore, fatti salvi i galleggianti e le conchiglie viola, a dimostrazione del fatto che basta poco, davvero poco, per rendere il mondo un posto più pulito!

La schiuma prodotta dall'ultima mareggiata
La fenditura sul versante occidentale del promontorio di Asos
L'ingresso nello spettacolare golfo di Fteri
La nostra casa per una notte a Fteri
L'incontro con il gruppo di George
Blu Cefalonia!
La grotta senza uscita ad Akrotiri Kartergaki

Domenica 11 giugno 2017 - 36° giorno di viaggio
Paralia Fteri - Paralia Atheras, Cefalonia (11 km)
Vento W 10 nodi (F3) - mare poco mosso - 24°C
E' sempre bello fare incontri in mare.
E' bello farne in generale, anche a terra, con persone conosciute o sconosciute con cui, specie durante un viaggio, si attacca facilmente bottone e si può parlare di tutto, tranne che di politica. E' una della cose più belle di un viaggio, incontrare nuova gente e scambiare quattro chiacchiere in una delle lingue conosciute, oppure anche solo usando i gesti e gli sguardi. E' bello conoscere altre persone che viaggiano in modo diverso dal tuo, in camper o in moto o in bicicletta, da soli o con amici oppure coi bambini al seguito. Ma soprattutto è bello fare incontri in mare.
Stamattina ci sveglia un richiamo particolare: "Tatiana! Mauro!". Sentiamo qualcuno urlare i nostri nomi dal mare.
E' George! Il nostro amico George Gazetas che guida un gruppo di 10 kayaker in una delle escursioni giornaliere organizzate da Sea Kayaking Kefalonia. E dove sono venuti a pagaiare oggi? Proprio davanti alla "nostra" spiaggia per una notte! Troppo belli questi incontri random, per niente programmati ma riusciti meglio di un appuntamento pianificato da tempo!
George sbarca proprio accanto al nostro campo ed è contento quanto noi della riunione inaspettata.
Ci accodiamo al suo gruppo fino alla cala prescelta per la sosta del pranzo, una splendida spiaggia di ciottoli bianchi che si apre nel cuore delle scogliere a triangolo, proprio dove il mare riprendere il colore Blu Cefalonia tipico della spiaggia di Mirtos, che si apre di fronte a noi, sull'altra versante dell'ampio golfo che prende il nome, neanche a dirlo, dalla spiaggia più conosciuta di Cefalonia. George conosce il posto a menadito e, come tutte le ottime guide locali, invita i kayaker a pranzare all'ombra di alcuni ginepri, dove si apre una piccola radura ombrosa in cui sono già sistemate pietre e tavole a formare comode sedute rustiche. Il giro in kayak comprende anche il pasto di metà giornata, preparato con i prodotti tipici locali (verdure fresche, formaggi e l'immancabile tzatziki) e offerto in piatti di plastica colorata riutilizzabile, che ogni kayaker si affretta a lavare in acqua di mare non appena finito di pasteggiare in compagnia.
George racconta una storiella di incontri di mare che mi lascia sognate per ore: durante una traversata tra due isole dell'arcipelago ha visto con la coda dell'occhio una macchia azzurra in volo proprio sopra il suo kayak e senza pensarci su due volte, mentre ancora si chiedeva cosa fosse, ha alzato il dito al cielo ed in un attimo si è posato sulla punta del suo indice un bellissimo esemplare di farfalla dai colori sgargianti, che forse cercava giusto un luogo sicuro per riposare durante la sua trasvolata solitaria.
Per l'imbarco di gruppo George suggerisce un gioco che gli copierò alla prima occasione, ma servono dei kayak in polietilene. I nostri kayak in vetroresina, per di più appesantiti dall'attrezzatura del viaggio, meritano qualche attenzione in più e anche qualche minuto in più. E' giunto il momento dei saluti perchè le nostre rotte si separano, ma basta un sorriso ed una mano aperta in aria per augurarci buona navigazione e buon vento fino al prossimo incontro. Che non abbiamo programmato ma che sicuramente capiterà di nuovo. Certo prima di lasciare Cefalonia.
George ed il suo gruppo tornano alla spiaggia di Kiriakis da dove si sono imbarcati, noi invece procediamo oltre il capo roccioso e verdeggiante per raggiungere il golfo riparato di Atheras. E' la tappa più breve del nostro viaggio, sin'ora, ma siamo molto contenti di pagaiare poco quando ci viene offerta l'occasione di stare in compagnia. Sia in mare che a terra. Non facciamo in tempo a sbarcare, infatti, che ci viene incontro la coppia di Udine che avevamo conosciuto qualche settimana fa a Lefkada, nella baia dove abbiamo tenuto il corso di kayak: sono in viaggio in camper per tre settimane e ci avevano detto che sarebbero venuti qui a Cefalonia, ma non avremmo mai pensato che i nostri cammini si sarebbero incrociati ancora. Loro sono molto sorpresi: "Ma come avete fatto ad arrivare fin qua? E' un gran bel giro, complimenti". E via a chiacchierare dell'isola lasciata e di quella trovata, delle bellezze dell'una e dell'altra, dei segreti scoperti via terra e via mare. Loro ci dicono di essere stati alla spiaggia rossa di Xi, a sud di Cefalonia, dove noi non vediamo l'ora di arrivare (ma se continuiamo di questo passo potremmo impiegare ancora un'intera settimana!), noi gli suggeriamo di andare a vedere anche la spiaggia di Kiriakis, quella del Blu Cefalonia.
Ci stacchiamo a fatica, ma la fame aumenta e la taverna chiama.
La nostra nuova spiaggia per una notte è esattamente come ce la ricordavamo, con la chiesetta azzurrina e cadente su un lato, un ovile trascurato ma ancora attivo sull'altro ed una splendida taverna color arancione al centro. E' gestita ancora dalla stessa famiglia di un tempo, la cucina è ottima come sapevamo sarebbe rimasta e la password del wi-fi ricorda l'anno in cui siamo arrivati qui per la prima volta, il 2007.

La nostra casa per una notte ad Atheras
La costa nord-occidentale di Cefalonia
Il piccolo porticciolo di Petani

Lunedì 12 giugno 2017 - 37° giorno di viaggio
Paralia Atheras - Paralia Petani, Cefalonia (16 km)
Vento NW 10 nodi (F2) - mare poco mosso - 25°C 
Questo posto è un incanto.
Uno dei tanti luoghi incantati di Cefalonia.
Il tramonto che si gode dalla spiaggia regala emozioni forti fino alle lacrime, perchè anche senza poter vedere il sole che si tuffa in mare si possono ammirare per ore i colori di cui si tinge il cielo, il promontorio e l'isoletta che chiude il golfo. Ci sono tre barche a vela in rada che illuminano la notte nera e umida con le loro tre lucine in testa d'albero. E che all'alba sono già andate via. Ci sono altre due taverne nascoste tra la boscaglia e qualche camera in affitto nelle vicinanze, una strada sterrata che corre tra la spiaggia ed il filare di giovanissimi pini marittimi, una lingua di sabbia cinerina talmente fina che sembra borotalco. Ci sono anche talmente tanti grilli di ogni dimensione e colore, da quelli grandi come il palmo di una mano e dall'interno delle ali rosso amaranto a quelli piccoli come le unghie del mignolo e dal corpicino nervoso del colore delle foglie secche, tutti perfettamente mimetizzati tra la vegetazione del posto, che sembra di essere arrivati al raduno internazionale dei grilli salterini, per quanti te ne saltellano attorno ad ogni passo e ogni volta che sposti qualcosa.
La taverna non apre per la prima colazione.
Un po' delusi stiamo per tornare ai kayak quando ci sentiamo dire "Bonjour, cafè?". Sono i due canoisti francesi del doppio rosso che abbiamo incrociato l'altro ieri in mare. Sono arrivati qui anche loro: viaggiano a bordo di un furgone attrezzato a camper e col kayak montato sul tetto, che riescono a calare senza fatica grazie ad un ingegnoso sistema di rulli e cime. Si stanno preparando ad un'altra giornata di mare e sono curiosi di sapere che giro stiamo facendo: in pratica, il loro stesso giro, solo che tutto in una volta, senza supporto a terra, mentre loro spezzano le tappe tornando al furgone e visitando l'entroterra. Ci confermano che anche l'interno di Cefalonia è bello quanto la costa, tutto verde e poco abitato, specie qui al nord dove le strade si diradano ed i paesini sono pochi e poco costruiti.
Chissà che non ci capiti di ritrovarci ancora, in mare o a terra.
Torniamo ai nostri due panfili adagiati tra le sterpaglie a due passi dal mare e ci prepariamo anche noi per riprendere a pagaiare.
Si avvicinano però due inglesi, gli stessi che ieri sera scolavano gin&tonik uno dietro l'altro seduti accanto al nostro tavolo. Sono sbalorditi dal nostro lungo viaggio estivo, loro che sono riusciti a staccare dal lavoro per solo tre settimane, e sono stupefatti dalla quantità di cibo ed acqua che riusciamo a stivare: Oh, one week, just in case! In realtà, abbiamo ancora le scorte con cui siamo partiti perchè ci sono talmente tante taverne lungo il percorso che...
I nostri tempi di viaggio si sono estremamente dilatati, in questi ultimi giorni. Sono settimane che viaggiamo e ancora scorgiamo il capo di Lefkada che abbiamo passato chissà quanto tempo fa. Sembriamo sempre fermi nello stesso punto. E leggendo il diario di viaggio del 2007 quasi ci vergogniamo: ci svegliavamo alle sei del mattino, tutte le mattine, ed eravamo pronti a pagaiare alle otto e mezza del mattino, tutte le mattine, e coprivamo distanze siderali, anche di 40 chilometri al giorno, anche tutti i giorni. Ora siamo davvero dei pensionati della pagaia! Ci svegliamo solo quando sorge il sole e bussa alla nostra tenda. Ci prepariamo con una flemma da bradipi in vacanza. Ci mettiamo a pagaiare quando è ormai l'ora di pranzo e navighiamo per pochi chilometri, la metà di una tappa "ordinaria". Sbarchiamo presto, dopo poche ore in mare, per continuare ad ammirare il mare da terra. E per chiacchierare del più e del meno con sconosciuti provenienti da altri paesi. E per vivere la magia della lentezza.
Potremmo anche provare ad essere più veloci. Del resto, ci bastano una ventina di minuti per smontare il campo, una mezz'oretta per sistemare i kayak ed un'altra decina di minuti per vestirci da kayaker (compreso impostare il gps e spalmarci di crema solare protettiva). Potremmo essere di certo più rapidi se avessimo meno cose da riporre nei gavoni del kayak, meno apparecchi elettronici da controllare ogni mattina e ogni sera, meno amuleti contro il cattivo tempo che appesantiscono il carico ma che servono al momento giusto. Potremmo essere più efficienti se avessimo con noi quei vestiti tecnici da escursionismo che si possono stropicciare ogni volta che si ripongono nelle sacche stagne, invece dei nostri datati pantaloni e magliette disegnate a mano che ripieghiamo con cura maniacale dopo ogni utilizzo. Potremmo anche essere più fulminei se invece della tenda usassimo il sacco bivacco, che pure abbiamo stivato in kayak ma che speriamo di non dover utilizzare mai e poi mai, specie dopo l'incontro troppo ravvicinato col serpente più grande del Mediterraneo, oltre che con una fauna variegata in dimensioni, manti mimetici e gusti alimentari. Certo, potremmo fare tutto questo, ma a che pro? Per trascorrere più tempo in mare? Come se non ne passassimo già tanto così... Per pagaiare più ore al giorno? Come se non pagaiassimo già abbastanza... Per vedere più isole? Ma se le abbiamo girate quasi tutte!
Insomma, facciamo tutto con estrema calma, lasciando tempo al tempo, godendoci ogni momento.
Del resto, è questo uno degli innegabili vantaggi della pensione: poter dedicare il giusto tempo per apprezzare ogni cosa.
Oggi ci dirigiamo lentamente verso la nostra meta, una mezza tappa giornaliera più a sud.
Finalmente volgiamo le spalle e le prue a Lefkada e passato il capo Akrotiri Atheras non ci ritroveremo più il suo profilo familiare a chiudere l'orizzonte. Navighiamo per tutto il resto della gioranta (sempre mezza, a dire il vero!) con rotta 180 gradi, lungo un tratto di costa rocciosa, franata e disabitata. Non c'è una casa in vista fino alla tappa finale, non una finestra tra la macchia folta, non un albergo a rovinare il paesaggio. Non c'è niente, in questo primo versante occidentale di Cefalonia, a rendere l'isola antropizzata, neanche sentieri costieri o strade sterrate. Solo scogliere, scogli e giardini di roccia. Frane a più non posso anche qui. E gabbiani, silenziosi e solitari, che occupano le mezze spiagge rimaste intatte sotto le frane.
Ripetiamo l'errore di dieci anni fa: proviamo a passare tra la costa e l'isoletta di Aghia Eleni. Invece no, sia la mappa che il gps sbagliano, non vi fidate nemmeno voi: il passaggio non c'è, bisogna passare a largo. Ma con grande vantaggio, perchè il panorama che si apre subito oltre il capo lascia esterrefatti. La grande baia di Petani si offre in tutto il suo splendore, con la lunga spiaggia chiara, le sue tre taverne di colori diversi come le file di ombrelloni ordinatamente piantati tra la strada ed il mare e soprattutto con i suoi mille colori in acqua e a terra. E' un profluvio di verdi nella vallata che corre verso l'interno e di azzurri nel mare che si allarga verso lo Ionio e la Puglia lontana... E' una gioia per gli occhi. E per il palato.
Sbarchiamo in un angolino riparato dove hanno realizzato, chissà se prima o dopo una delle tante frane post-terremoto, un piccolo porticciolo raccolto tra scogli che sembrano massi appena precipitati in mare. Vi trovano ricovero pochi barchini alquanto trasandati che vengono tirati in secca su scivoli di legno autocostruiti, in tutto simili a quelli che avevamo trovato a Minorca. Ce ne sono due liberi che fanno giusto al caso nostro, i kayak ci scivolano sopra che è una meraviglia e rimangono perfettamente incastrati nel loro invaso. C'è anche il posto adatto per la tenda.
Ma prima di ogni altra cosa ci fiondiamo in taverna, quella più vicina al porticciolo e la più spartana delle tre. E' gestita da tre giovani ragazzi allegri e scanzonati, tutti presi dagli ultimi lavori di sistemazione del locale, tra lavare le sdraio gialle e montare altri ombrelloni di paglia proprio davanti allo scalino roccioso che chiude questa parte della spiaggia (su cui non siamo potuti sbarcare ma su cui hanno adagiato per i bagnati una serie di sacchi di sabbia. I tre ragazzi ci accolgono con grandi sorrisi: "Molti turisti sono gelosi di voi, oggi, da quando vi hanno visto arrivare sui vostri due kayak!".
La colonna sonora di questa nostra lunga sosta sulla terrazza panoramica di Petani è l'opera omnia di Bob Marley, un po' decontestualizzata qui in Grecia ma perfetta per un bar sul mare che si chiama "La vida loca", tanto più che ci suggerisce subito nuove mete per i nostri prossimi viaggi in kayak... Perchè dovremmo pure fare nuovi incontri di terra e di mare, no?

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