SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

... un altro lungo viaggio in Grecia...
prima le coste occidentali delle Isole Ioniche... quelle che più ci sono piaciute nei viaggi precedenti, e poi il periplo del Peloponneso.
Per noi è un viaggio aperto, sia per il tempo a disposizione che per altri kayaker che si vorranno unire a noi.
Partiremo ai primi di maggio e contiamo di finire entro settembre. Controllando la posizione che regolarmente pubblicheremo
sul blog e su Facebook, sarà possibile raggiungerci in ogni momento per far parte della squadra.
Tatiana e Mauro


Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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lunedì 24 luglio 2017

Completato il periplo della prima penisola, l'Argolide.

Venerdì 21 luglio 2017 - 76° giorno di viaggio
Agios Emilianos - Porto Keli (25 km di cui 3+5 in traversata)
Vento N 10-12 nodi (F3-4) - mare poco mosso - 28°C
Noi ci era ancora mai capitato di iniziare la giornata ingaggiando una battaglia navale!
Dalla "nostra" spiaggetta idilliaca sotto i pini marittimi del promontorio più ricco del Peloponneso ci affacciamo sullo stretto della vicina isola di Spetses. Non c'è nessuno che corre avanti e indietro, di traghetti o aliscafi neanche l'ombra, solo qualche barca a vela che incrocia al largo. Passiamo con una brezza decisa che ci spinge a poppa, tenendo una discreta andatura per l'intera traversata. Solo quando siamo quasi sotto il faro del porto di Spetses sopraggiunge a motore un due alberi battente bandiera francese: per cinque minuti pieni non accenna alla minima variazione della rotta di collisione, nè noi due, stanchi di tutti questi soprusi subiti dai cafonauti di turno, sia a vela che a motore, accenniamo a diminuire la nostra velocità di crociera. Siamo a remi, col vento a favore, figurarsi se pensiamo di fermarci per far passare un'imbarcazione che non ha alcun diritto di precedenza. Ma non c'è niente da fare: vince la legge del più grosso e il due alberi taglia a pochi metri dalle nostre prue, raccogliendo uno stuolo di insulti multilingue in cui ormai ci stiamo specializzando. Purtroppo.
Chiusa la battaglia navale, costeggiamo l'isola di Spetses e subito capiamo che scivola all'ultimo posto delle isole papabili. Per quanto abbia una costa molto bella, caratterizzata da queste strane formazioni rocciose di conglomerati di ciottoli policromi, sormontate da bellissimi e verdissimi e pini marittimi, è tutta lottizzata con ville lussuose circondate da parchi privati, che in più punti hanno privatizzato anche le spiagge. Non ci sentiamo a nostro agio. Facciamo una breve sosta all'ombra di una caletta stranamente priva di yatch all'ancora (anzi, doppia ancora e doppia cima tirata a terra, come sempre!) e rinunciamo a farci un campo notturno, come era nelle nostre intenzioni iniziali, perchè tutta questa ricchezza ostentata non è proprio di nostro gradimento.
Non appena completiamo il periplo dell'isola, e riappare davanti alle nostre prue la periferia della piccola cittadina portuale, ci scambiamo uno sguardo d'intesa e traversiamo di nuovo sul Peloponneso: nessuna battaglia navale stavolta, passa solo la bettolina dell'acqua potabile ma ad una distanza tale da non disturbare la nostra rotta neanche con le onde prodotte dal suo scafo rosso e rugginoso.
La luce del tardo pomeriggio scende radente sullo stretto braccio di mare ed illumina alcune piccole meduse "occhio di bue", quelle della specie Cotylorhiza tuberculata che mi piacciono tanto, con la cappella ocra come un uovo fritto e con i tentacoli corti e pieni di piccoli pon-pon violacei, in tutto simili alle gonnelline tradizionali dei danzatori greci.
Evitiamo Porto Keli per i troppi yachts assiepati all'ingresso e all'interno di questo piccolo porto naturale incassato tra i due promontorio rocciosi, bassi e disabitati che proteggono il canale d'accesso. Ripieghiamo su una delle prime calette che si aprono subito a nord di questa opulenta cittadina balneare e facciamo la scelta giusta: la spiaggia è tutta per noi, sempre in ombra, con uno spiazzo sotto i pini perfetto per la nostra tenda.
Non abbiamo mai apprezzato così tanto la solitudine di un viaggio in kayak!

Il faro di Spetses
I conglomerati dell'isola

Sabato 22 luglio 2017 - 77° giorno di viaggio
Porto Keli - Kiladha (22 km)
Vento N 10-14 nodi (F3-4) in attenuazione - mare poco mosso - 31°C
Non ci era ancora mai capitato di svegliarci così contenti!
Per nessun motivo in particolare, ma per ogni cosa in generale: il silenzio animato dallo stridio delle cicale, la calma che regna sovrana nella "nostra" cala, la lentezza con cui possiamo goderci ogni singolo istante di questa nuova giornata di mare.
Per via del forte vento contrario, che soffia cocciuto ed insistente sin dal primo mattino, ci troviamo a "scogliettare" il più vicino possibile alla costa rocciosa e frastagliata, passando a pochi metri dagli scogli e costringendo i Voyager a giocare loro malgrado nei giardini di roccia. Il Voyager, con lo scafo così pronunciato, non è proprio il kayak più adatto per praticare il "rock gardening" ma noi ce la mettiamo tutta per convincerlo a sottrarsi quanto più al lungo possibile alla ostinazione con cui queste raffiche contrarie ostacolano la nostra avanzata.
Quando passiamo il piccolo faro di Akrotiri Korakas, un cilindro basso e tozzo dipinto di bianco che ci ricorda L'Uomo di Latta, il simpatico personaggio del Mago di Oz, il vento è ancora più forte e più contrario. Gli ultimi 10 chilometri della giornata sono sfibranti.
Non so come, troviamo le forze per contrastare ogni singola sferzata e per avanzare metro dopo metro fino al bel paesino di Kiladha, incassato all'interno di un ampio golfo naturale protetto da ogni vento, dove l'acqua diventa immota come tavola blu.
Il piccolo centro è molto ben curato: il cimitero è affacciato sul mare, la cattedrale rosata domina il porto, il lungo mare è animato dalla febbre del sabato sera. Una trentina di vele dondolano in rada e sembra che vogliano proteggere i piccoli gozzi colorati attraccati alle banchine. L'ingresso del golfo è dominato dall'isola privata Koronidha, che ha un molo stracolmo di yacth battenti bandiera panamense (!), una pista di atterraggio per l'elicottero che fa spesso la spola con la terra ferma ed un grande parco illuminato di notte con tante luci arancioni quante sono le piante che nascondono la grande villa centrale. Sul versante nord della baia di Kiladha appare maestosa la grande grotta Frachthi, pure illuminata di notte ma con luci più tenui e discrete: la cartellonistica spiega che la grotta è stata abitata continuativamente dal 40.000 a.c per tutte e tre le ere geologiche successive del Paleolitico, Mesolitico e Neolitico, un raro esempio di occupazione così prolungata ed uno dei siti meglio conservati, studiati e conosciuti dell'Età della Pietra nell'Europa meridionale.
Prima ancora di scoprire tutte queste belle cose, noi sbarchiamo nei pressi del vecchio cantiere navale, il luogo ideale per i nostri due piccoli panfili, tirati in secca accanto a dei vecchi gozzi imbandierati, a loro volta tirati in secca su un possente invaso di legno, usato per tutto il secolo scorso per costruire quelle ricercate opere d'arte che erano le barche di legno. C'è anche una esposizione fotografica che, per quanto scolorita dal sole, racconta le vicende di questo storico cantiere navale, di cui i locali vanno con tutta evidenza ancora molto orgogliosi.
Siccome sembra la cosa più normale del mondo, e nessuno sembra fare caso a noi, montiamo la tenda proprio nel vecchio cantiere navale, sotto i gozzi imbandierati e sotto la cattedrale in cui si sta celebrando un matrimonio ortodosso. Mentre ceniamo all'aperto nella taverna che dà sulla piazzetta centrale, entra nel golfo ed attracca sul molo di fronte al nostro tavolo il traghetto più piccolo del mondo: sul castello di poppa c'è posto si e no per il capitano e tra le paratie laterali sono sistemate soltanto tre (giuro, solo tre!) vetture con tanto di passeggeri stipati a bordo, perchè non ci sono altri spazi disponibili (e siccome una è un furgone nove posti, calcoliamo che il traghetto più piccolo del mondo possa trasportare al massimo una ventina di persone, compresi i due membri dell'equipaggio, non di più!).
E' uno spettacolo che mette allegria, tutto il paesino costiero nel suo complesso.
Torniamo in tenda pronti per dormire ma a mezzanotte attacca la musica dal vivo del vicino bar sulla spiaggia e...

Lo sbarco nel vecchio cantiere navale di Kiladha
La calma della mattina dopo...
L'isola di Romvi

Domenica 23 luglio 2017 - 78° giorno di viaggio
Kiladha - Isola Romvi (33 km di cui 12 in traversata)
Vento SW 8-10 nodi (F 3) - mare da calmo a mosso - 33°C
Non ci era ancora mai capitato di dormire coi tappi nelle orecchie per tutta la notte!
Mi sveglio di soprassalto: qualcuno suona con insistenza al campanello di casa.
Mauro mugugna che sono tre mesi ormai che non viviamo più tra quattro mura e che i rintocchi fortissimi che scuotono me e la tenda, tanto da essere percepiti nonostante i tappi calcati nelle orecchie, sono quelli delle campane della chiesa sotto cui abbiamo trascorso la notte.
C'è la messa ortodossa, cantata dal pope e sparata negli altoparlanti del cortile per quasi due ore, con un nuovo scampanare che viene lanciato nell'aria tranquilla della domenica mattina ogni venti minuti circa. Non male, per iniziare in pace la giornata.
Tutto di questo paesino ci piace, pure la messa domenicale, tranne l'acqua delle bocchette del porto turistico: non sappiamo se sia o meno potabile ma al primo assaggio risulta talmente disgustosa che per la prima volta dall'inizio del viaggio ci decidiamo a comprare sei bottiglie d'acqua, insieme a qualche biscottino per la prima colazione.
La piatta calma in cui pagaiamo all'interno del golfo di Kiladha e per i primi 10 chilometri verso la Baia di Vourlia ci fa esultare non appena compare una serie di piccole ondine prodotte da uno dei pochissimi barchini di passaggio. Dobbiamo aspettare di raggiungere il primo capo pronunciato perchè la tavola blu si trasformi in un mare appena increspato, che diventa mosso non appena decidiamo di traversare sull'isola di Platia.
Le varie baie di questo tratto di costa sono tutte intasate di allevamenti ittici e le belle calette che si aprono lungo la costa non sono per niente appetibili, oltre a non avere più alcuna traccia di pini marittimi ma soltanto di bassa macchia mediterranea. Le lunghe spiagge che si susseguono ancora più a nord, oltre il paesino di Panagia Irion, che di bello ha solo il nome, sono punteggiate di troppi campeggi, per quel che leggiamo sulla mappa, e anche di troppi alberghi, per quel che vediamo dal kayak. Dato che la brezza rinforza, decidiamo di tagliare al largo questa costa bassa ed anonima e di puntare diretti sull'isola di fronte, anche quella bassa ed anonima ma di certo più attraente di questa parte del Peloponneso.
E meno male che traversiamo! La musica sparata da uno dei mucic-bar poco oltre ci raggiunge in mare aperto quando siamo distanti anche più di tre chilometri: nonostante il vento spiri dal mare, e dovrebbe quindi disperdere quella lagna su per i monti, noi la sentiamo così forte da temere per l'incolumità psico-fisica dei bagnanti che soggiornano da quelle parti.
Meno male che traversiamo anche perchè vediamo una cosa mai vista prima: delle grandi reti usate per le vasche di allevamento, stese al sole per essere asciugate e riparate, issate verso il cielo con grandi funi appese a pali alti una decina di metri o più, così ampie e gonfie da ricordare le vele rosse di Anish Kapoor!
Meno male che traversiamo perchè abbiamo sempre vento al giardinetto, così possiamo goderci il mare aperto e macinare chilometri senza fare quasi nessuna fatica (anche se l'unico modo per non sentirmi stanca credo sia quello di drogarmi di caffè frappè!)
Allo scoccare della quinta ora di navigazione ci ritroviamo sotto il lilliputh-faro dell'isola di Romvi: stentiamo a credere che un'isola così alta, rocciosa ed impervia possa nascondere una spiaggia nella sua baia più protetta, ma quando finalmente raggiungiamo anche la più piccola isoletta di Daskaliò allora capiamo che le isole greche sanno offrire paesaggi diversi e diversificati anche nel raggio di pochi chilometri. La spiaggia c'è, anche se di ciottoli, e ad un primo sguardo è anche molto accogliente.
C'è solo una vela in rada, battente la "solita" bandiera tedesca verticale, e poco più in là un papà con due bambine che fanno il bagno in libertà. Non appena sbarchiamo si avvicinano per chiedere se davvero stiamo facendo il periplo di tutto il Peloponneso. "Da dove siete partiti?" ci chiede il papà che parla, oltre all'inglese, anche un fluente italiano, e che quasi trasale quando arriva la nostra risposta: "Da Igoumenitza". Ci spiega di essere arrivato sulla "nostra" spiaggia lungo il sentiero che in venti minuti attraversa l'isola e ci dice di aver lasciato sull'altro versante un pedalò con cui traghetta lui e le bimbe verso casa: che bel modo di trascorrere la domenica al mare!

Immersi nel verde...
In navigazione lungo il versante nord-occidentale dell'Argolide
La chiesetta all'ingresso della baia di Karathonas
I nostri due piccoio panfili saranno in ottima compagnia!

Lunedì 24 luglio 2017 - 79° giorno di viaggio 
Nisos Romvi - Paralia Karathonas (8 km di cui 300 metri in traversata)
Vento variabile - mare calmo - 35°C
Non ci era ancora mai capitato di dover sospendere il viaggio!
I pochi chilometri della tappa odierna sono dovuti al fatto che alle porte della città di Nafplio abbiamo trovato, grazie all'interessamento dei nostri soliti amici greci, un centro di attività outdoor dove lasciare i nostri due panfili per i prossimi giorni.
Ci preme seguire alcune cose che non vogliamo in alcun modo delegare ad altri...
Pagaiamo lungo la scogliera rocciosa che nasconde la cittadina di Tolo, così piena di grattacieli da respingerci all'istante, e in poco tempo raggiungiamo la piccola chiesetta bianca posta a guardia dell'ingresso della baia. I ragazzi di Panexpedition ci accolgono con la solita cortesia a cui ci hanno da tempo abituato tutti i greci ed Alex, il titolare, ci intrattiene con una serie di notizie molto interessanti sulla sua città natale: non appena riprenderemo il viaggio, troveremo certamente il modo di pagaiare insieme a lui sotto i bastioni delle quattro fortezze che impreziosiscono la città di Nafplio.
Sono sempre così belle ed emozionanti queste amicizie che il kayak ci permette di stringere!

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