SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

... un altro lungo viaggio in Grecia...
prima le coste occidentali delle Isole Ioniche... quelle che più ci sono piaciute nei viaggi precedenti, e poi il periplo del Peloponneso.
Per noi è un viaggio aperto, sia per il tempo a disposizione che per altri kayaker che si vorranno unire a noi.
Partiremo ai primi di maggio e contiamo di finire entro settembre. Controllando la posizione che regolarmente pubblicheremo
sul blog e su Facebook, sarà possibile raggiungerci in ogni momento per far parte della squadra.
Tatiana e Mauro


Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
_____________________________________________________________________________________________________

giovedì 22 giugno 2017

Un mare di emozioni...

Martedì 20 giugno 2017 - 45° giorno di viaggio
Trapezaki, Cefalonia - Agios Nikolaos, Zante (28 km di traversata) 
Vento W 12-14 nodi (F4) - mare poco mosso - 24°C
Che fatica staccarsi da Cefalonia!
Quasi quasi pensiamo di rimandare la partenza.
Ma la traversata è di per sè molto invitante, col vento che rinforza dopo pranzo e preannuncia qualche ondina ad accompagnare la navigazione. Anche riprendere il mare dopo cinque giorni di pausa è avvincente, sebbene i muscoletti non rispondano con la sperata scioltezza. In più, abbiamo talmente tante emozioni da elaborare, tra tutte quelle vissute nei giorni appena passati, che le miglia scorrono sotto lo scafo così veloci che quasi non ce ne rendiamo conto.
Il mare è una tavola blu per tutta la mattina.
Le prime sbuffate gentili coprono di striscioline bianche il canale tra le due isole e qualche nuvoletta vela di macchioline grigie il cielo altrimenti luminoso proprio quando noi ci decidiamo a salire in kayak. La traversata è comunque tranquilla, anche se più lunga del dovuto: scegliamo di non costeggiare Cefalonia fino al suo capo meridionale, da dove eravamo partiti nelle altre traversate del 2007 e 2009 e da dove avremmo potuto accorciare le distanze ad appena 16 chilometri, ma ci avventuriamo subito verso il largo per riprendere confidenza col mare aperto, di cui cominciavamo a sentire un po' di nostalgia.
Parliamo molto tra noi, stavolta, contravvenendo alla regola non scritta delle silenziose traversate in kayak.
Sono più delle riflessioni a voce alta che non delle chiacchierate in libertà: abbiamo bisogno tutti e due di dare un senso alle cose viste, agli incontri fatti, alle esperienze vissute. Sono state giornate piene, quelle vissute a Cefalonia, e parlarne ancora ci aiuta a conservarne il ricordo.
Ripensiamo all'entusiasmo di Pavlos per il suo skin-of-frame, il kayak tradizionale groenlandese che ha costruito in quattro mesi di lavoro invernale seguendo passo passo le istruzioni di un famoso manuale tecnico: ce lo ha mostrato tutto orgoglioso, precisando subito che mancano le rifiniture finali perchè non se la sente ancora di forare la tela per inserire le cime del ponte, e ci ha chiesto qualche consiglio pratico per allestire il pozzetto in maniera da poterlo usare non solo per pagaiare ma anche per rollare, "perchè il kayak è nato per questo, sento che vuole rollare"!
Ripensiamo anche alla coppia di inglesi che era con noi, Pavlos e gli altri compagni di kayak nell'ultima sera trascorsa in taverna, talmente impressionata dal nostro lungo viaggio estivo da voler sapere anche degli altri giri che abbiamo fatto a zonzo per il Mediterraneo, interessati soprattutto ad avere notizie dell'amata Minorca e contenti di sapere che a distanza di anni non è cambiata poi tanto ma ha saputo mantener inalterato il suo fascino selvaggio (non vediamo l'ora di tornarci ai primi di ottobre!).
Ripensiamo soprattutto ai due bambini dai capelli neri e dai grandi occhini scuri che Ivonne ha accompagnato a prendere un gelato: fanno parte della famiglia di rifugiati ospiti da mesi in casa di Ivonne e Pavlos e ad appena cinque anni parlano già ben cinque lingue tra inglese, arabo, turco, curdo e greco. Ci chiediamo quante esperienze possono già avere fatto questi due bimbetti legati a tre continenti, quanta cultura si portano dietro nei loro viaggi continui, quanto dolore devono avere già conosciuto se sono scappati da una guerra. Sono loro i veri cittadini del mondo, gli stranieri che portano ricchezza perchè hanno visto cose che noi non abbiamo visto ma che possiamo ancora vedere tramite i loro occhi, nei loro sguardi. Se invece di trincerarsi dietro la paura del confronto e dell'apertura, i tanti che da sempre si scagliano contro i migranti o che oggi blaterano cose insensate contro lo ius soli, avessero il coraggio di vestire i panni di questa bambina poliglotta anche solo per qualche giorno, o di camminare per tre lune con le scarpe di questo bambino dalla risata contagiosa, allora forse la smetterebbero di dividere il mondo in bianchi e neri e altri colori inventati, la finirebbero di costruire muri di filo spinato e capirebbero forse che questi confini artificiali e ideologici non aiutano nessuno, perchè il mondo è fatto di persone diverse ma uguali, con le stesse aspirazioni e gli stessi diritti, ovunque abbiano avuto la buona o la cattiva sorte di nascere e di crescere. L'incontro con l'altro è così interessante, così intrigante, così emozionate, sempre, che perdere l'occasione di conoscere persone di altre lingue, altre terre e altre esperienze è uno dei più grandi errori che si possano commettere. In viaggio è facile e frequente: se in viaggio non ci mettiamo noi, ma ci si mettono loro, approfittiamo almeno di questo, di viaggiare attraverso i loro viaggi.
A questo e a tanto altro pensiamo e ripensiamo durante la traversata da Cefalonia a Zante.
Cinque ore di grandi chiacchierate e di altrettanto grandi silenzi.
Il mare ascolta la nostra conversazione, accoglie le nostre riflessioni, accompagna il nostro passaggio.
L'isola che prima era di là dal mare ora è sotto i nostri piedi.
Appena arrivati già siamo sistemati: lo scivolo del porticciolo di Agios Nikolaos è perfetto per tirare in secca i kayak e le poche barche sistemate sugli invasi, alcuni di fortuna, per la pulizia ed il restauro dello scafo offrono un riparo adeguato dal vento. Speriamo che l'ingegnoso sistema di bidoni e ciocchi di legno non crolli proprio sopra la nostra tenda e ci infiliamo nella prima taverna aperta per mettere a tacere i borbottii della pancia e della testa...

Il campo nel porto di Agios Nikolaos a Zante...
Alla scoperta delle Blu Caves...
La famosa baia del Navagio...
Grazie a Dimitris per la foto a Porto Vromi!

Mercoledì 21 giugno 2017 - 46° giorno di viaggio
Agios Nikolaos - Porto Vromi, Zante (23 km)
Vento W-NW 8-10 nodi (F3) - mare poco mosso - 25°C
"Mauro, Maurooooo"!!!
Mi sveglia l'urlo allegro e ripetuto di Dimistris.
E' appena arrivato in porto col carrello carico di kayak colorati: è il titolare del centro kayak di Zante "Sea Kayaking Zakynthos" e oggi accompagna un gruppo di otto turisti in visita alle Blu Caves, sul capo nord-orientale dell'isola. Ci stava aspettando ma non sperava di trovarci già in porto: siamo contenti quanto lui di rivederci, dopo esserci conosciuti lo scorso novembre ad Atene durante la serata di presentazione del nostro viaggio alle Isole Cicladi. Ci gustiamo la sua introduzione alla pagaiata e la sua perfetta mimica della postura corretta da tenere in kayak mi strappa una sonora risata. Ci diamo appuntamento alla sera e tutti, prima lui col suo gruppo e poi noi con la nostra solita lentezza, ci togliamo dalla confusione che regna nel porto, ricolmo di imbonitori che invitano a non perdere l'occasione di visitare uno dei gioielli dell'isola e di barche stracolme di gente già pronte a partire a tutto motore alla volta delle grotte azzurre.
Il vento si è alzato presto, stamattina, e soffia contrario per la prima parte della nostra tappa giornaliera.
Costeggiamo fino al faro, sia per entrare nelle varie cavità naturali che impreziosiscono questo tratto dell'isola e sia per sottrarci al traffico irregolare ed imprevedibile di tutti i motoscafi che scorrazzano avanti e indietro. Poi restiamo soli, come per magia. Oltre il capo non c'è più nessuno.
La costa settentrionale di Zante è selvaggia, disabitata ed impervia, senza strade se non un paio di sterrati che corrono a zig-zag tra la macchia ma che non raggiungono il mare. Uno ce lo ricordiamo bene, perchè è stato il nostro primo punto di sbarco su Zante dopo la nostra prima traversata da Cefalonia nel 2007: stanchi e contenti, siamo stati attratti dal tracciato rossiccio che scendeva dalla collina ma ci siamo dovuti accontentare di sistemarci come i granchi sui pochi scogli affioranti perchè la strada finiva nel nulla e dell'attracco non c'era neanche l'ombra. Non c'era allora e non c'è nemmeno ora, a distanza di dieci anni tondi tondi. Buon segno.
Proseguiamo alla (ri)scoperta delle poche spiagge di sabbia chiara e fine che sono state in parte coperte dalle frane, come è accaduto anche a Cefalonia, e dopo qualche ora, rallentati dal deciso vento contrario, facciamo il nostro ingresso solenne nella baia del Navagio, la spiaggia forse più famosa di Zante, quella che ospita il relitto arrugginito di una vecchia nave da carico, forse di contrabbandieri. Dopo averci passato la notte sia nel 2007 che nel 2009, quando le condizioni meteo-marine erano avverse al punto da sospendere le corse turistiche, oggi non ci avviciniamo neanche alla riva perchè è piena di barche in mare e di gente a terra.
C'è acqua fredda sui capi ed una bella corrente nello stretto dell'isoletta di Agios Ioannis, quella che chiude il golfo di Porto Vromi.
La nostra meta è ormai vicina e ci arriviamo mentre rientrano gli ultimi barconi di turisti.
Il golfo ospita una doppia cala dove sono sistemati in ordine sparso ma razionale una serie di caicchi colorati, utilizzati un tempo per pescare ed oggi per trasportare bagnanti alla spiaggia del Navagio. C'è qualcuno incuriosito dal nostro arrivo che si avvicina per avere informazioni, un ragazzo francese, un altro ungherese, e anche due ragazze italiane che da anni vivono a Londra e che non hanno mai pensato di poter fare le vacanze in kayak (ma forse adesso ci proveranno, per qualche giorno, almeno!)
Poi arriva Dimitris, sorridente e allegro come sempre: ci invita a cena e siccome la kantina sulla spiaggia sta giusto chiudendo i battenti, ci accompagna in auto fino al villaggio nell'entroterra, Mariès, dove conosce i gestori della taverna centrale. Dimitris ha voglia quanto e più di noi di riempire la serata di chiacchiere sul kayak e non la finiamo più di farci domande, scambiarci impressioni e programmare insieme nuovi incontri. Dimitris è un vero greco e come tradizione vuole ci riempie di regali: una bottiglia di vino per Mauro, di quello buono prodotto dal suo vicino di casa, ed una conchiglia per me. Come se non bastasse, ad un certo punto tira fuori anche un altro pacchetto, preparato dalla sua ragazza, appassionata quanto me di raccogliere sassolini e conchigliette: ha realizzato un pendente di legnetti e vetrini lavorati dal mare e legati insieme in maniera molto semplice ma creativa, proprio come piace tanto a me!
Con Dimitris non c'è verso di pagare niente, nè la cena della sera nè la colazione della mattina dopo!

Lo scivolo di Porto Roxa!

Giovedì 22 giugno 2017 - 47° giorno di viaggio
Porto Vromi - Porto Roxa, Zante (19 km)
Vento NW 6-8 nodi (F2-3) - mare poco mosso - 26°C
Stiamo giusto smontando la tenda quando Dimitris arriva con i suoi kayak colorati sul carrello: oggi accompagna quattro turisti fino alla spiaggia del Navagio e vuole partire presto per evitare di trovare vento in rinforzo sulla via del ritorno. Noi possiamo come al solito prendercela più comoda di loro e come nulla fosse arriva mezzogiorno.
Ci imbarchiamo quando ormai la spiaggia è stata tappezzata dai teli da mare dei vari bagnanti che hanno scelto di restare qui invece di imbarcarsi alla volta del Navagio. Pensiamo che alla fine dei conti ci imbarchiamo tutti per lo stesso motivo: per andare a vedere cosa c'è di là. E si imbarcano per gli stessi motivi anche i migranti, per venire a vedere cosa c'è al di qua del mare, anche se spesso loro non hanno la nostra fortuna di privilegiati che scelgono dove andare in vacanza, magari ogni anno in un posto diverso, mentre troppi di loro non lo fanno per scelta ma perchè proprio non hanno altra scelta... E quanto più coraggio devono avere loro, invece, per affrontare un mare che non conoscono ed arrivare in un paese che non li vuole. Osserviamo a lungo le manovre di imbarco dei turisti, in file ordinate sopra il piccolo molo, una scena che si ripete più volte nel corso della mattinata e che ci richiama alla mente quelle viste tante altre volte su altri moli, ben più grandi e più affollati delle isole italiane e greche, dove la presenza scomoda di tutti quei migranti minaccia il turismo, che è fatto per le facce bianche e spensierate e non per quelle disperate e abbronzate, come diceva un nostro presidente del consiglio di un presidente americano... Altri tempi, altri luoghi. Altre riflessioni.
Fortuna che noi possiamo imbarcarci non solo per libera scelta, non solo perchè siamo così fortunati da essere in vacanza (e che vacanza, lunga cinque mesi!), ma anche perchè non dobbiamo pagare per salire a bordo. I due Voyager scivolano in acqua ed in pochi istanti siamo liberi. Liberi di pagaiare veloci verso sud, col vento che ci incalza da poppa, col mare che ci spinge verso le prime grotte.
Questa costa occidentale di Zante è la più bella dell'isola, così piena di cavità naturali. Non conosciamo un'altra isola come questa.
Siamo contenti di tornare ad esplorare le mille grotte di Zante dopo così tanto tempo. La meraviglia è la stessa di un tempo: "pagaiamo lungo una costa mozzafiato, frastagliata e varia, sempre con altissime falesie bianche e rosa e con scogli e insenature e buchi di ogni tipo, fino a raggiungere la grande baia di Ormos Katavasma, dove restiamo a bocca aperta sotto alla Grotta Madre a cinque arcate..." Così scrivevo nel mio diario otto anni fa.
Ci sono talmente tante grotte che si perde subito il conto: ce ne sono di alte e strette, di basse e larghe, di buie perchè la luce non filtra e di luminose perchè il sole fa brillare il fondale di sabbia chiara, ce ne sono con ingressi plurimi, con fori sull'ingresso o sul lato, di uscite nascoste che si intravedono solo al di là di altre arcate naturali, ce ne sono di tutti i tipi, grandi e piccole e adatte proprio ai nostri kayak. Beh, insomma, alla misura dei kayak, che possono entrare ed uscire con estrema facilità: non po' meno adatte ai nostri due Voyager, che per le loro linee, con le chiglie così pronunciate e gli scafi così allungati, risultano poco manovrieri e davvero poco versatili in questi spettacolari giardini di roccia.
Non ci sono punti di sbarco possibili tra Porto Vromi e Porto Limnionas perchè le poche spiagge che si aprono sotto le pareti rocciose sono tutte o quasi sommerse dalle frane recenti o remote.
Pagaiamo senza pensarci troppo, entrando in ogni golfo, finchè non ci accoglie un altro urlo: "Mauro, Maurooooo"! Stavolta sono le due ragazze italiane residenti a Londra che ci riconoscono e ci chiamano. Anzi, che chiamano lui, Mauro. Sono sulle sdraio sistemati sotto gli ombrelloni di paglia, allineati sugli scaloni di roccia ricavati nel piccolo fiordo di Porto Limnionas, dove arriva una strada asfaltata e dove hanno costruito un'unica taverna, proprio sopra i tre-quattro casotti in cemento che un tempo ospitavano le barchette dei pescatori locali e che ora accolgono i turisti più avventurosi che stendono i teli sui loro tetti piatti. Purtroppo non c'è spazio per tirare in secca i nostri due kayak e così dobbiamo proseguire per un altro paio di chilometri fino a Porto Roxa, dove sappiamo esserci un doppio scivolo di alaggio scavato tra gli scogli irregolari e appuntiti che in questo tratto dell'isola caratterizzano la costa bassa e aspra.
Arriviamo nel primo pomeriggio e abbiamo tutto il tempo di farci belli per passare la serata in taverna ad ammirare il tramonto sul mare.

1 commento :