SUMMER OPEN SEA KAYAK EXPEDITION...

... un altro lungo viaggio in Grecia...
prima le coste occidentali delle Isole Ioniche... quelle che più ci sono piaciute nei viaggi precedenti, e poi il periplo del Peloponneso.
Per noi è un viaggio aperto, sia per il tempo a disposizione che per altri kayaker che si vorranno unire a noi.
Partiremo ai primi di maggio e contiamo di finire entro settembre. Controllando la posizione che regolarmente pubblicheremo
sul blog e su Facebook, sarà possibile raggiungerci in ogni momento per far parte della squadra.
Tatiana e Mauro


Please use the translator on the left.
We're paddling most of the day and we don't have enough time to translate every single post...
We're confident you understand our position!

Le nostre pagine Facebook: Tatiana Cappucci - Mauro Ferro
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lunedì 22 maggio 2017

Un giorno piove, un giorno no

Domenica 21 maggio 2017 - 15° giorno di viaggio
Preveza, Grecia - Agia Maura, Lefkada (16 km)
Vento W 8-10 nodi (F3) - mare da calmo a poco mosso - 20°C
La nostra terza settimana di viaggio inizia sotto la pioggia.
Restiamo bloccati in tenda da un temporale primaverile, di quelli che scaricano secchiate d'acqua.
Allora facciamo quello che mi riesce meglio, quello che come dice Mauro anche il dio Kronos viene da me per sapere come si fa: perdere tempo!
E le tre ore di acquazzone passano in un baleno, tra chiacchiere, sonnellini e sbirciatine fuori dalla tenda.
I nuvoloni neri che corrono in cielo sono uno spettacolo che si apprezza in pieno facendo campeggio nautico: la visuale spazia a 360° e si capisce da dove vengono e dove vanno, quanto tempo impiegano e quanta acqua trasportano. Contiamo di evitare gli ultimi scrosci ed iniziamo a smontare.
La giacca d'acqua è d'obbligo e mentre finiamo di prepararci si avvicina il tipo dell'unica barca a vela ormeggiata in porto: "Non mi dite che siete voi la coppia che sta per fare il giro del Peloponneso, vi seguo su Facebook!". Scambiamo ancora quattro parole, tra le nostre domande su Preveza, la sua città, e i suoi dubbi sulle nostre pagaie: "Ma davvero usate queste invece delle altre? E per tutto il tempo?"
Le nostre pagaie groenlandesi prendono il mare, il vento e la pioggia che è una meraviglia. Oggi che il sole impiega ancora mezza giornata per uscire, ci conducono sicure e leggere prima verso le porte della città di Preveza, sormontate da un castello sul mare, poi attraverso il canale navigabile che esce dalla laguna interna, disseminata di una selva impressionante di alberi di vele, infine verso l'aeroporto Aktio, costruito proprio a due passi dal mare, tanto che le ultime luci della pista di atterraggio sono poste su due pilastri di cemento ad una ventina di metri dalla costa. Gli aerei scendono a bassa quota proprio sulle nostre teste ed il rumore è assordante.
Pian piano ci allontaniamo dall'aeroporto e pian piano esce il sole.
Il vento che soffia sin dal primo mattino ha avuto il tempo di gonfiare della belle onde tonde e lunghe che, forse anche per i bassi fondali dell'ampio golfo triangolare che si spinge verso l'interno, si alzano fino ad oltre due metri e a tempi alterni nascondono ora l'orizzonte aperto sul mare e ora il promontorio sulla terra ferma verso il quale stiamo dirigendo. Le stesse onde si schiantano con grande frastuono sulle prime isolette sabbiose che si allungano davanti al canale di Lefkada. C'è una chiesetta col tetto spiovente di tegole rosse che spunta quasi dal nulla in mezzo a quel bailamme di schiuma bianca e sembra quasi dimenticata in mezzo al mare. Ci teniamo a distanza di sicurezza e ci avviciniamo alla costa in prossimità dell'ingresso del canale, alla ricerca di un punto di sbarco lontano dalle onde frangenti e possibilmente anche al riparo dal vento. Impresa ardua, oggi.
Il canale di Lefkada è stato scavato dal governo greco all'inizio del secolo scorso su precedenti canali già scavati dai corinzi intorno al VII secolo a.C. e da Augusto durante il dominio romano. Si riconoscono ancora i vecchi argini di mattoni che scorrono accanto ai nuovi di cemento armato, tutti che serpeggiano attraverso la doppia palude salmastra che occupa il bacino antistante la cittadina di Lefkada, che porta il nome stesso dell'isola. All'ingresso del canale sorge la fortezza medioevale di Santa Maura, che porta il nome della chiesetta eretta tra le sue mura. Anche il ponte girevole porta lo stesso nome della chiesetta ma è stato costruito da poco, forse qualche decennio, per sostituire la chiatta che faceva da traghetto tra le due sponde e che adesso giace arrugginita lì accanto.
Non siamo ancora arrivati sull'isola che già riconosciamo le due rampe del ponte girevole: vengono sollevate come le ali pieghevoli degli aerei cacciabombardieri da portaerei, e mentre si forma la fila di auto in attesa sotto il semaforo rosso il ponte si sposta su un lato e lascia passare le imbarcazioni in entrata o in uscita. Sbarchiamo sotto la fortezza e attraversiamo il ponte girevole a piedi per andare in città: appena tre chilometri ci separano dalla nostra taverna di questa sera, tre chilometri percorsi lungo il marciapiede basso e largo che costeggia il canale.
La cittadina di Lefkada è stata quasi interamente ricostruita dopo il terribile terremoto del 1953, quello che ha provocato ingenti danni e numerosi morti su tutte le Isole Ioniche della Grecia: ha però conservato alcuni elementi architettonici del suo glorioso passato e ancora si riconoscono le residenze neoclassiche, i viali pavimentati e le tradizionali case a due piani con le finestre colorate. Rispetto al porticciolo pieno di caicchi in legno che ci ricordavamo dalla nostra prima visita del 2009, oggi la capitale dell'isola vanta un moderno marina stracolmo di barche a vela e grandi yacht.
Rientriamo al tramonto, in tempo per salutare i nostri vicini di casa, due austriaci in camper diretti a Salonicco che hanno parcheggiato a pochi metri dai nostri due kayak, sotto il faro di ingresso del canale, che ha appena iniziato a lanciare i suoi due lampi ogni dodici secondi.
E' una notte secca e lunga, piena delle nostre amate dieci ore di sonno


Lunedì 22 maggio 2017 - 16° giorno di viaggio
Agia Maura - Aghios Nikitas, Lefkada (16 km)
Vento W 12-15 nodi (F4) - mare poco mosso - 21°C
Il posto è tranquillo, ma non proprio esaltante.
E' attiguo ad un cantiere nautico ed è il cimitero di alcuni relitti di pescherecci, dimenticati al lato del canale senza che nessuno si sia preso la briga di rimuoverli o demolirli. Ci penserà il mare, ed in poco tempo, a giudicare dal continuo moto ondoso che interessa la nostra spiaggetta ai piedi della fortezza medioevale di Agia Maura. E' anche il posto prediletto dei pescatori locali per venire a pulire il pesce: arriva prima un silenzioso vecchietto col cappello da capitano ben calcato sulla testa e poi un simpatico pancione che si siede comodo su un scoglio con due bagnarole di plastica tra i piedi. Incuriositi ricambiamo il saluto e ci avviciniamo: con una mazzetta da muratore sta frantumando centinai di sconcigli e già nell'acqua bassa si è riunita una discreta colonia di castagnole pronte a pasteggiare. E pensare che io ci metto un'estate intera a collezionare un pugno di sconcigli, e qui invece si mettono a spappolarli con la mazzetta...
Mauro mi distrae chiamandomi a contare le barche a vela che si accalcano all'ingresso del canale in attesa della sua apertura: dalle sette del mattino alle dieci di sera apre per dieci minuti ogni ora, al tocco, e le vele arrivano da tutto il golfo a nord dell'isola come api sul miele. Ne conto sei in ingresso e due in uscita alle nove, otto in entrata e quattro in uscita alle dieci, cinque in entrata e tre in uscita alle undici. A mezzogiorno siamo anche noi in mare, insieme alle altre vele di passaggio. Ci infiliamo dietro la vecchia chiatta e ci godiamo lo spettacolo dell'apertura. Ci ricordavamo dei bidoni arrugginiti a segnalare il canale, mentre oggi fanno bella mostra una serie impeccabile di segnali laterali nuovissimi, tre coppie di boe rosse e verdi a nord del ponte girevole con tanto di luci automatiche e perfetti miragli cilindrici e conici. Poco più a nord, tre luci gialle segnalano delle nuove barriere sottomarine che si aprono a raggiera dal vecchio faro, costruite forse per attenuare l'insabbiamento del canale. Tutto intorno, infatti, campeggiano ancora cumuli giganteschi di sabbia, come quelli che ci ricordavamo dal 2009, e ce se sono altri anche sulla lunga spiaggia che chiude a nord la laguna salmastra di Lefkada.
La costeggiamo con fatica, proprio mentre cresce il vento da ovest.
Una serie di ondicelle antipatiche si alzano davanti alle nostre prue e ci rallentano come mai prima.
Ci mettiamo quasi un'ora a doppiare il primo capo ad appena un paio di chilometri e un'altra ora abbondante per raggiungere la spiaggia dei mulini, dove imperversano avanti e indietro decine di kite-surf colorati. Quello che speriamo sia il maestro dei kiters si avvicina talmente tanto ai nostri due kayak che pensiamo ci voglia saltare addosso, invece si limita ad urlare da qualche metro di distanza "Have fun!" e se ne torna indietro verso riva.
Noi sgranocchiamo una barretta di sesamo e nocciole e speriamo di tutto cuore che il vento si attenui.
Invece un'ora dopo è ancora tutto lì, che imbianca il mare e frena la nostra avanzata.
Il vento da ovest corre lungo la costa alta del versante occidentale di Lefkada e viene a sfogarsi tutto in questo golfo scoperto a nord dell'isola. Siamo costretti a fronteggiare il vento forte finchè non scapoliamo, poi vedremo.
A testa bassa, bevendo in continuazione e lanciandoci fugaci sguardi di incoraggiamento, ci concentriamo sulla pagaiata, sfruttando l'unico elemento positivo della situazione: il mare al mascone è quello che il Voyager tiene meglio, l'andatura sua preferita, tanto che quasi avanza da solo. Sfruttando bene le onde contrarie riusciamo a superare il capo, ad intravedere quello successivo e dopo un altro paio d'ore di fatica anche a scorgere la nostra meta odierna, il paesino costiero di Aghios Nikitas.
E' un villaggio di pescatori convertito al turismo, pieno di caffè e taverne ricavate nelle vecchie abitazioni coi tipici balconi in legno colorato. Raccolto nel piccolo golfo ai piedi di un promontorio alto e ventoso, dal quale si lanciano nel cielo dei parapendio colorati, è affacciato su una spiaggia di ciottolini bianchi e levigati: in acqua qualche scoglio scuro punteggia i fondali e conferisce al mare una tonalità ancora più invitante del solito. L'angolino è davvero incantevole, da cartolina, non riusciamo a fotografarlo a dovere solo perché, anche se non sono neanche le cinque del pomeriggio, la cala è già per metà in ombra.
Ci inoltriamo nell'unico vicolo che sale verso la vallata lussureggiante e tra una pasticceria ed un alimentari troviamo la nostra taverna per questa sera. Torniamo in spiaggia con le ultime luci del giorno ed aspettiamo che faccia notte per montare la tenda.
Sarà un'altra notte lunga e serena...

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